Attività e progetti

Le attività proposte nella residenza:

Il Nordic Walking  è un’attività fisica e sportiva, viene svolta utilizzando bastoni appositamente studiati, simili a quelli utilizzati nello sci da fondo.

Si pratica all’aria aperta, un allenamento dolce che sviluppa resistenza, migliora le capacità polmonari, riattiva muscoli poco utilizzati, fa lavorare l’apparato cardiocircolatorio in modo completo e senza affaticamento. Inoltre non è traumatico per le articolazioni.
Il Nordic Walking ha le sue origini in Finlandia dove veniva utilizzato già negli anni Trenta come metodo di allenamento estivo per i fondisti.
Dall’esperienza in campo sportivo i ricercatori hanno sviluppato una disciplina motoria che non ha finalità agonistiche. La particolarità è che, applicando correttamente la tecnica, il Nordic Walker ottiene andatura e velocità propria, legata alle condizioni fisiche del momento ed alla propria morfologia.
Per questo motivo è una disciplina accessibile a qualsiasi età e con le motivazioni più disparate. La motivazione principale è la ricerca o il mantenimento di un buon livello di benessere psico-fisico, la seconda può essere il miglioramento delle prestazioni aerobiche, ecc. Inoltre, praticando il Nordic Walking sia può ottenere un consumo energetico fino al 46% superiore rispetto ad una camminata normale.
Soltanto nel suo paese d’origine circa 560.000 persone praticano questa attività tutto l’anno, e a poco a poco il Nordic Walking sta conquistando l’Europa.
Molti appassionati della corsa scelgono il Nordic Walking quando hanno problemi alle articolazioni. Il Nordic Walking coinvolge attivamente le braccia nel movimento. Questo implica un aumento della muscolatura delle spalle e dei pettorali e un rafforzamento della muscolatura cervicale. Con il Nordic Walking le articolazioni dell’anca, del ginocchio e del piede vengono alleggerite del 20-30%. Complessivamente si può affermare che il Nordic Walking è del 40% più efficace rispetto al walking tradizionale.
Il Nordic Walking allena tutti i muscoli importanti, in modo analogo allo sci di fondo.
Braccia e spalle sono coinvolte attivamente rendendo l’esercizio più efficace.
Inoltre è facile da praticare, un movimento naturale con ritmo alternato.

Per approfondire: nordik walking

 

Benefici

Secondo studi dell’Istituto Americano di Medicina Sportiva quando il Nordic Walking viene svolto con la giusta tecnica i benefici sono evidenti e indiscussi:la pratica del Nordic Walking offre la possibilità di sviluppare tutte le principali qualità motorie: resistenza, forza, mobilità e coordinazione, e, se esercitata in versione sportiva, anche la velocità:

  • E’ più efficace nella misura del 40-50% rispetto al Walking senza bastoncini; infatti richiede un enorme consumo di energia in virtù dell’elevato coinvolgimento muscolare: 90% vale a dire circa 600 muscoli !
  • Alleggerisce il carico sull’apparato motorio durante il movimento salvaguardando maggiormente le articolazioni di caviglie e ginocchia, aiutando a migliorare la mobilizzazione della colonna vertebrale, la flessibilità e la mobilità delle articolazioni;
  • Rieducazione funzionale e posturale, miglioramento della postura;
  • Riduce la tensione muscolare come lombalgia acuta  e scoglie le contrazioni nella zona delle spalle e della nuca (cervicale);
  • Prevenzione dell’osteoporosi e artrosi: lo sforzo moderato e costante stimola la capacità delle ossa di assimilare il calcio e produce sostanze come l’elastina e il collagene che formano le cartilagini;
  • Buon allenamento cardiocircolatorio, di conseguenza buona resistenza aerobica: incremento e consumo di ossigeno ne è la conseguenza;
  • Ottimo lavoro per la funzione di pompa al fine di avere un buon ritorno venoso a livello di irrorazione sanguigna della gamba intera;
  • Rende più stabile la pressione arteriosa e migliora l’elasticità dei vasi sanguigni e si ristabiliscono i valori dei trigliceridi e del colesterolo;
  • Promuove l’attività metabolica, aiuta a bruciare i grassi più rapidamente e aiuta a mantenere il giusto peso corporeo;
  • Rinforza il sistema immunitario e stimola l’eliminazione degli ormoni originati dallo stress: il nostro corpo libera delle sostanze, le endorfine e le serotonine, capaci di contrastare l’ansia e la depressione!
  • Freschezza mentale e psiche stabile: il movimento è utile al cervello perchè il centro di comando ha bisogno di ossigeno per funzionare! Più ossigeno per il cervello significa anche maggiore attività delle cellule. Aumenta la capacità di concentrazione, migliora la prontezza di riflessi: il cervello funziona più a lungo su un livello elevato, la capacità di apprendimento migliora. In un cervello attivo aumenta la formazione di connessioni neurali: le autostrade delle informazioni nel centro di comando che determinano la potenza di calcolo e la capacità di memoria di quel perfetto computer alloggiato nel nostro corpo. La coordinazione incrociata aumenta la creatività.
  • Contatto con la natura garantito dalla possibilità di “camminare all’aria aperta” durante tutto l’anno ed ovunque:
  • Socializzazione favorita dal contatto con altre persone unite dallo stesso interesse per il benessere e l’attività fisica.

 

In buona sostanza, praticando il Nordic Walking il corpo lavora di più, ma la fatica si sente meno: l’impiego dei bastoncini distribuisce a tutto il corpo il carico e riduce la sensazione di affaticamento. Da vari anni ormai in Finlandia, Germania, Svizzera, Austria e Belgio si è iniziato  a proporre il Nordic Walking anche a persone in convalescenza, con problemi fisici generali o con limitazioni di movimento, come fisioterapia: i primi dati sono incoraggianti in quanto a miglioramento della condizione fisica e dell’accorciamento dei tempi di recupero.

Non resta che augurarsi che il positivo “virus del Nordic Walking” contagi non solo gli atleti ma soprattutto i numerosi, i troppi, sedentari incalliti, e i tanti ragazzi  giovani di oggi che non praticano nessunissima attività sportiva,  di avvicinarsi ad una pratica motoria che, priva di particolari controindicazioni, offre vantaggi accessibili e apprezzabili.

Attrezzatura

I bastoncini per Nordic Walking sono più corti di quelli utilizzati nello sci da fondo. L’uso di bastoncini di lunghezza errata può aumentare lo sforzo sulle articolazioni di ginocchia, anca e schiena, diminuendo l’efficacia della camminata coi bastoncini. I bastoncini per Nordic Walking sono disponibili in pezzo unico, non regolabile, oppure in due pezzi telescopici, bloccabili e regolabili in lunghezza. I bastoncini per Nordic Walking hanno impugnature con laccioli speciali, una specie di guanto senza dita che permette di trasmettere la spinta attraverso il lacciolo stesso, evitando di dover stringere l’impugnatura.

A differenza dei bastoncini da trekking, i bastoncini per Nordic Walking sono dotati di inserti rimovibili in gomma per impiego su superfici dure e in metallo per impiego su terreno, sabbia, neve e ghiaccio. La maggior parte dei bastoncini è realizzata in materiali leggeri come alluminio, fibra di carbonio, o materiali compositi. Non è richiesto l’uso di calzature speciali. Esistono calzature progettate per tale attività sportiva, ma sono comunque adatte anche comode calzature per camminare o correre su sterrato.

Organizzazioni

Sono nate, nel corso degli anni, numerose organizzazioni internazionali volte a promuovere il Nordic Walking, tra le quali:

 

Bibliografia

  1. Kantaneva M. SAUVAKÄVELY. Suomen Latu ry, Suomalainen ryhtiliike ry, Latu&Polku – special edition – week. 36/1997.
  2. Company: Exel Oyj – Exel Oyj is a Finland-based technology company engaged in the design, manufacture and marketing of composite profiles and tubes for industrial applications…
  3. The Capital Times newspaper, Madison, WI, USA, Dec. 13, 1988
  4. Cooper Institute, Research Quarterly for Exercise and Sports, 2002
  5. Field testing of physiological responses a… [Res Q Exerc Sport. 2002] – PubMed – NCBI
  6. Medicine & Science in Sports & Exercise Supplement to VOL. 24, NO.5, May 1992
  7. Medicine & Science in Sports & Exercise VOL. 27, NO. 4 April1995:607-11
  8. Nordic Walking vs. Hiking, Hiking Boots Blog, 15 giugno 2011.
  9. INWA Nordic Walking Portal
  10. ANWA – Amercian Nordic Walking Association » Home
  11. Info – International Nordic Fitness Organisation

 

 

“L’Io è innanzitutto e soprattutto un Io corporeo”
Freud

 

Referente:
Dott.ssa Lisa Bettollini
lisa.bettollini@libero.it

All’interno del percorso multidisciplinare del Centro Dai, il laboratorio di psicomotricità permette di lavorare sul piano corporeo e del movimento con significati ed obiettivi più ampi rispetto al solo piano fisico e di perdita di peso.

Gli esercizi psicomotori realizzati in gruppo, permettono di recuperare una dimensione corporea piacevole, basata sulla consapevolezza e l’accettazione delle proprie caratteristiche fisiche e motorie, sull’acquisizione della padronanza di sé e del senso di autoefficacia, di riscoperta del corpo nelle sue infinite potenzialità.

Grazie alla dimensione ludica degli esercizi, si recupera il ’vissuto corporeo globale’: movimento, tono muscolare, uso delle dita, delle braccia, del corpo, che contribuiscono all’accomodamento alla realtà di una persona. Il tono muscolare, infatti, esprime un atteggiamento di vita, ma è anche ‘il ceppo comune delle emozioni e degli atteggiamenti mentali’ (Le Boulch); è per questo motivo che va a completamento del lavoro psicologico previsto dallo stesso programma terapeutico del Centro.

 

Perché è utile applicare tale tecnica ai DCA

L’Identità di una persona con DCA appare frammentata, con un’alterazione del rapporto mente-corpo, che è propria dello stato di salute. Nel corpo di una persona con DCA, è alterata la percezione di sensazioni, pensieri ed emozioni. Diventa quindi importante permetterle di riappropriarsi del proprio corpo, attraverso una educazione al movimento che consenta il recupero della memoria corporea e di conseguenza della propria Identità. L’educazione motoria, cambiando il modo di percepire il corpo, può favorire la consapevolezza e l’accettazione nella percezione di sé e delle proprie caratteristiche individuali.

Il movimento canalizza le emozioni  permettendo di riconoscerle e di nominarle.

Gli obiettivi del laboratorio di psicomotricità per i pazienti con DCA sono:

migliorare la consapevolezza corporea
riconoscere i propri limiti e la possibilità di superarli
saper condividere un’emozione in gruppo e riuscire a codificarla
migliorare la capacità di padroneggiare il proprio corpo, che porta a rafforzare l’autostima e la fiducia in se stessi
scaricare la tensione attraverso l’attività fisica
avvicinare la persona all’ascolto delle sue sensazioni
cambiare i propri modelli posturali e motori
stimolare dinamismo e nuova gestualità

Le attività svolte durante il gruppo sono:

  • rilassamento guidato/meditazione
  • respirazione corretta e consapevole
  • esercizi di propriocezione
  • esercizi sul tono muscolare
  • esercizi di riattivazione dei distretti corporei
  • lavoro sulla consapevolezza della propria postura,
  • atteggiamenti, padronanza di sé
  • attività di movimento con la musica: danza libera,
  • danze in cerchio
  • verbalizzazione dell’esperienza e condivisione in
    gruppo
  • drammatizzazione

Referente:

Dott.ssa Giulia Guidotti

giulia.guidotti@uslumbria1.it

All’interno delle attività riabilitative previste al Centro DAI, viene data grande rilevanza al movimento sia come strumento atto alla perdita di peso, sia come linguaggio espressivo di forme di disagio emotivo.

Il paziente obeso vive il rapporto con il proprio corpo in modo alterato, perdendo spesso la percezione delle sensazioni sia interne che esterne e ricorrendo all’accumulo di grasso come forma di protezione che, allo stesso tempo isola, mantenendo “gli altri” a distanza. La vicinanza ed il contatto suscitano timore, vergogna, paura del giudizio e del rifiuto, sentimenti da evitare ed allontanare usando il corpo come barriera.

In questa ottica il ballo rappresenta una forma di intervento a tutto tondo nella presa in carico dei pazienti con DCA in quanto consente di stimolare la persona ad uscire dal proprio guscio protettivo e recuperare una dimensione di socialità in cui il contatto con l’altro, mediato dalla componente del divertimento, diventa meno ansiogeno e spaventante. Il paziente impara ad aprirsi ad un contatto più profondo con l’altro, stimolando la connessione empatica, superando il muro della vergogna, impara a fidarsi ed affidarsi, aprendosi ad un rapporto meno conflittuale con il piacere. Gli effetti benefici del ballo si riflettono su un miglioramento del rapporto con il proprio corpo, sia a livello di coordinazione, tonicità muscolare, postura, sia in termini di maggiore consapevolezza, stimolando l’aspetto della sensorialità e l’integrazione tra il piano corporeo e quello mentale.

A livello fisico consente di sciogliere le rigidità muscolari tipiche del corpo obeso soprattutto a carico della zona pelvica e del bacino, incrementando i livelli energetici e consentendo una circolazione più fluida del contenuto emotivo.

A livello psicologico-emotivo il ballo rappresenta uno strumento di espressione e comunicazione delle proprie emozioni al di là dell’espressione verbale, consente l’incontro con aspetti di se stessi sconosciuti o celati che, attraverso il movimento, possono essere scoperti, accolti ed integrati. I gesti ripetuti e la concentrazione necessaria per eseguirli, sono un valido aiuto per lasciare andare il turbinio di pensieri che affolla la mente, è un esercizio per la memoria, per il controllo delle emozioni, per l’incremento dell’autostima e del senso di autoefficacia; infine, non per ultimo, produce divertimento ed innalza il tono dell’umore. Ballare in gruppo aiuta a superare l’isolamento, l’imbarazzo, il senso di solitudine, ballare in coppia è un valido supporto per imparare a lasciarsi andare, ammorbidire le rigidità ed il controllo.

Referente
Dr.ssa Francesca Pierotti
email: 80francy@alice.it

Gli individui che soffrono di un disturbo alimentare utilizzano il sintomo per esprimere il disagio di un silenzio che si sentono costretti a rispettare, a cui hanno aderito più o meno consciamente per non raccontare esplicitamente un disagio, ma anche un profondo dolore che, però, viene percepito come non degno di essere raccontato. La malattia genera una patina, invisibile e per questo subdola, tra il cuore e la mente: le emozioni vengono bloccate e, pertanto, così come non vengono sentite pienamente, non possono essere nemmeno elaborate correttamente. Ciò impedisce sia l’ingresso di quelle che vengono considerate emozioni positive, ma anche e soprattutto non rende possibile lo smaltimento di quelle negative, che si trovano quindi intrappolate in una gabbia invisibile.
In generale, la malattia può essere considerata la rottura della relazione che l’individuo intrattiene con se stesso e con il mondo.
Secondo questo approccio, si può affermare che la patologia mentale è una patologia narrativa che si manifesta nell’incapacità di narrare in modo coerente e costruttivo le proprie esperienze e, di conseguenza, di tracciare in modo coeso la propria identità.

Dopo queste fondamentali premesse, appare più evidente come la scrittura possa rappresentare un ottimo strumento di cura in quanto espressione e manifestazione della propria individualità, riducendo la fatica mentale necessaria a tenere lontano un evento ritenuto traumatico, o comunque doloroso o stressante, dal livello di coscienza.

La scrittura va quindi intesa come uno strumento di promozione della salute da utilizzarsi in tutti quei contesti in cui si è fortemente esposti a situazioni di pericolo o che comportano una forte attivazione emotiva, in quanto:

  • Rappresenta una bussola per fare il punto sulla propria vita;
  • Quando l’evento traumatico viene tradotto in parole, tutte le emozioni ad esso connesse vanno a modificare lo schema cognitivo in cui sono inserite, contribuendo ad un’ulteriore riflessione sul ricordo e, di conseguenza, ad una sua definitiva archiviazione;
  • Consente un cambiamento di prospettiva.

In generale, la scrittura va intesa come un atto trasformativo grazie al quale la sofferenza che inevitabilmente ci si trova a dover affrontare diventa utile spinta al nostro cambiamento, per cui non la si deve inibire, ma occorre incoraggiare una sua manifestazione fino a che non rappresenta più fonte di dolore.

Le ricerche in materia hanno dimostrato, infatti, che la scrittura consente di ottenere degli effetti estremamente benefici su pazienti esposti ad eventi traumatici o, in generale, che stiano attraversando situazioni stressanti.

Nel momento in cui un evento traumatico viene trasformato in parole, i pensieri, le immagini, le emozioni ad esso connessi vengono integrati e vanno a modificare lo schema cognitivo in cui sono inseriti. Grazie alla narrazione e alla ri-narrazione, i fatti appaiono sempre più concreti e stabili, dal momento che sono le parole a realizzare un ponte tra la realtà e la mente, mediando la costruzione dei significati.

Il vero lavoro da compiere diventa quindi quello di provare a scrivere il disagio che fino a quel momento assume il corpo come testo in una nuova pagina, quella bianca di un foglio.

Poi, gradualmente, quando il dolore si traduce in parole, il sintomo perde la sua ragione di esistere, visto che non serve più ad esprimere, in modo simbolico, un disagio, un dolore, ma si esprime in modo diverso, questa volta sano, ma non per questo semplice da affrontare.

Ciò implica che i problemi che hanno portato all’insorgere del disturbo alimentare possono non essere risolti ma, attraverso una narrazione diversa, possono non provocare i dannosi effetti che, rimanendo nascosti al piano della coscienza, hanno generato nel corpo e nella psiche dei soggetti che si sono rifugiati nella malattia.

Referenti
Centro DCA Palazzo Francisci a Todi, Centro DAI a Città della Pieve
Tania Mococci, psicologa e psicoterapeuta EMDR
email taniamococci@gmail.com

CentroDca Umbertide
laria Raichi, psicologa e psicoterapeuta EMDR
email ilaria.raichi@gmail.com

L’E.M.D.R. (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un metodo psicoterapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.

Tale metodo si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo.

Dopo il trattamento il paziente percepisce che il ricordo dell’esperienza traumatica fa parte del passato e quindi viene vissuta in modo distaccato. I pazienti in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo.

Il modello EMDR, che Francine Shapiro ha ideato, parte dall’idea che le manifestazioni sintomatiche, inclusi i disturbi alimentari, dipendono da passate esperienze traumatiche che innescano un modello di comportamenti, cognizioni ed emozioni, che causano una spirale di sofferenza acuta. Fondamentale diventa così andare a recuperare nell’ambito di una relazione di cura, quali traumi nella forma di esperienze, emozioni, odori e rumori e cognizioni, il soggetto ha vissuto. Alcune evidenze scientifiche hanno presentato la possibile correlazione tra le storie caratterizzate da esperienze traumatiche, legate in particolare a maltrattamenti fisici e violenza sessuale, e lo svilupparsi dei disturbi dell’alimentazione (Putnam, 2001).

I comportamenti disfunzionali messi in atto dai pazienti giocano un ruolo di protezione dai ricordi traumatici intrusivi e fungono da modulatori dell’ansia e di altre emozioni invalidanti quali rabbia, vergogna, impotenza, che creano un pericoloso circolo vizioso.

La ricerca della perfezione e del controllo che sta alla base della sintomatologia dei disturbi del comportamento alimentare potrebbe avere origine proprio dalle prime esperienze di vergogna. I comportamenti disfunzionali correlati ai disturbi dell’alimentazione avrebbero pertanto un ruolo nell’interruzione di questi ricordi traumatici intrusivi e nella modulazione di emozioni negative di vergogna, rabbia e impotenza. (Balbo. M., 2015)

L’EMDR è caratterizzata da otto fasi progettate per affrontare le esperienze negative del passato, gli eventi scatenanti attuali dei sintomi sviluppati da quelle esperienze e di tutti i blocchi futuri al funzionamento efficace (Shapiro, 2001). L’efficacia dell’EMDR per il trattamento del trauma è stata ben dimostrata in diverse meta-analisi e numerose ricerche negli ultimi decenni hanno sottolineato l’efficacia della tecnica EMDR nel trattamento dei disturbi alimentari.

Sono due i contributi italiani ad opera di Simona Anselmetti (Ospedale San Paolo di Milano) e Maria Zaccagnino (Università di Lugano) che  hanno confermato l’efficacia dell’integrazione dell’EMDR con la CBT per i pazienti con disturbi alimentari. (Zaccagnino& Cussino, 2015).

Nelle varie fasi del trattamento si affrontano il sintomo come significato, la dissociazione che spesso accompagna il trauma, la storia di attaccamento, il lavoro con le varie parti del se, e l’immagine corporea. Il protocollo di lavoro con i DCA in fase acuta favorisce un lavoro sulle risorse e sulla motivazione, per ottenere la collaborazione del paziente in fase acuta è importante lavorare sul controllo-discontrollo di sé.

In particolare l’EMDR si è mostrata efficace nel condurre a una risoluzione del materiale non risolto, a modificare la rappresentazione della relazione di attaccamento precoce con i caregiver e a diminuire le credenze negative sull’autostima e la vulnerabilità individuale (Zaccagnino& Cussino, 2013).

La testimonianza di una signora vittima di violenza domestica con diagnosi di binge eating, ci aiuta a comprendere in modo evidente l’efficacia di tale metodo: “Attraverso l’EMDR ho intrapreso un percorso su me stessa che mi ha permesso di guardare la mia vita con occhi diversi, mi ha permesso di liberarmi dalle angosce di uscire dalla prigione che mi tormentava ogni giorno, non riuscivo ad addormentarmi perché avevo ricordi negativi del passato, non mi rendevo conto di mangiare tanto perché ero concentrata sulle disgrazie che mi erano e pensavo di non valere niente, durante il trattamento gradualmente mi sono sentita viva e libera, a volte provo una sensazione di felicità che non provavo più da tanto tempo”.

BIBILOGRAFIA
– Putman,R.D.(2001) Social Capital: Measurement and Consequenses. Canadian Journal of Policy 2, 41-51
– Shapiro, F. (2001). Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Basic Principles, Protocols and Procedures. (2nd ed.). New York: The Guilford Press.
– Zaccagnino M.,  Cussino M., Callarame C., Civilotti C., (2015) “EMDR and CBT for Anorexic Patient: a clinical comparative study”, Rivista di psichiatria . Submitted on January 2015
– Zaccagnino, M., & Cussino, M. (2013). EMDR and Parenting: A Clinical Case. Journal of EMDR Practice and Research, 7(3), 154-166.
– Balbo, M. (2015).  EMDR e disturbi dell’alimentazione. Tra Passato, Presente e Futuro. Giunti Editore.

Referente
Dr.ssa Tiziana Terzo – Chinesiologa
tiziana.terzo@outlook.it

L’utilizzo dello Yoga e della meditazione in ambito DCA, riesce a fare la differenza, lavorando sull’interiorità del soggetto, così come altre attività che si mostrano da input espressivo/percettivo e che aumentino la consapevolezza nel paziente (Roff, C., 2014).

Con il termine Yoga si indicano le pratiche ascetiche e meditative intese come mezzo di realizzazione e salvezza spirituale. Discipline millenarie che coinvolgono corpo, postura, respiro e spiritualità. La corretta pratica è possibile quando corpo e psiche non sono scissi, il collante è l’energia, il canale è la respirazione, è un universo che tocca la persona nel profondo, la ingloba e al contempo la libera, conducendola verso l’unità e l’unione con se stessi. Lo Yoga implica l’imparare a conoscersi e ad ascoltarsi, valutare se e come considerare i proprio limiti e possibilità, lasciarsi andare alla saggezza del corpo e del respiro.

L’Hata Yoga, nello specifico, è la corrente più conosciuta dello Yoga, ed anche quella più utilizzata del trattamento dei DCA. Assieme a Kundalini, Raja, Laya e Mantra Yoga fa parte della corrente dello Yoga tantrico, ovvero di quella corrente che sfrutta i sensi per giungere alla realizzazione interiore.

La disciplina proposta dall’Hatha Yoga passa attraverso una serie di pose fisiche (asana), esercizi respiratori (Pranayama) e tecniche di meditazione. L’Hatha Yoga è lo Yoga che più di ogni altro agisce su un piano fisico, apportando un effetto benefico rispetto alla colonna. Migliora inoltre l’elasticità e la forza di muscoli e tendini, la densità ossea, così come la capacità di ascolto del corpo in generale. Contemporaneamente l’attenzione dedicata alla respirazione contribuisce a donare al corpo maggior vigore e un miglior stato generale di salute.

Oltre a benefici di carattere fisico l’Hatha Yoga influisce positivamente anche a livello psichico, favorendo profondi stati di rilassamento e di concentrazione.  Gli esercizi e le asana lavorano a livello delle energie sottili per sbloccare quei ristagni energetici che sono alla base delle principali malattie fisiche e psichiche.

Inoltre, secondo il complesso sistema di fisiologia energetica sviluppato dalla tradizione induista, l’assunzione delle posizioni insegnate dall’Hatha Yoga influirebbe anche sul benessere degli organi interni del corpo, sulla regolazione delle ghiandole endocrine e sul sistema nervoso, contribuendo così a creare le premesse per una salute psico-fisica generale.

Meditazione Vipassana

Vipassana nell’antica lingua indiana Pali significa “vedere le cose in profondità, come realmente sono”, “giusta conoscenza”, “intuizione”, “comprensione”. E’ una delle più antiche tecniche di meditazione dell’India, universale ed è praticabile da tutti. Fu infatti riscoperta e insegnata da Siddhatta Gotama il Buddha più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza. Vipassana è una tecnica pratica di auto-osservazione, un metodo scientifico che porta alla graduale purificazione della mente. Tale tecnica è detta anche meditazione di visione penetrativa (in inglese insight meditation) in quanto intende sviluppare la massima consapevolezza di tutti gli stimoli sensoriali e mentali, affinché se ne colga la reale natura. Il corpo e la mente sono il campo nel quale è possibile scoprire, con una visione attenta, la verità.

I fondamenti teorici della vipassana sono rintracciabili nel Grande discorso sui fondamenti della presenza mentale, secondo i quali la tecnica prevede i seguenti momenti:

  • Contemplazione del corpo: respiro, posizioni, azioni, parti del corpo, elementi
  • Contemplazione delle sensazioni
  • Contemplazione della mente
  • Contemplazione degli oggetti mentali: ostacoli, delle formazioni mentali, coscienza.

Riferimento alle sei basi interne e alle sei basi esterne dei sensi (occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente, e le realtà esterne corrispondenti). Riferimento ai sette fattori del risveglio (presenza mentale, investigazione dei fenomeni, risveglio dell’energia, gioia, serenità, concentrazione ed equanimità).

Il protocollo di Yoga e Meditazione specifico per il trattamento di disturbi alimentari e dell’immagine corporea utilizzato a nelle strutture di Palazzo Francisci e Nido delle Rondini di Todi è composto da sessioni in cui i pazienti sono accompagnati dall’operatore verso una maggiore consapevolezza del corpo e dei suoi bisogni attraverso:

– L’uso di semplici ma efficaci “asana” (posizioni Yoga)
– Respirazione completa (toracica e addominale)
– Meditazione guidata
– Identificazione dei bisogni, obiettivi e strumenti per il benessere fisico, mentale ed emotivo.

 

Vantaggi
I vantaggi di questo protocollo, noti da anni negli Stati Uniti, sono stati testati anche in Italia grazie allo studio iniziato nel 2016 e attualmente in corso presso i centri di cura multidisciplinari di Todi, “Palazzo Francisci” e “Nido” delle Rondini “, gestiti dalla dottoressa Laura Dalla Ragione. Dopo mesi di pratica e di analisi, è stato possibile registrare risultati altamente positivi nei pazienti, dimostrati dalla somministrazione di test pre e post-trattamento.

 

Riferimenti Bibliografici

Judith Balk, MD, MPH, Melissa Gluck, MD, Lisa Bernardo, PhD, Janet Catov, PhD. (2009). The Effect of Yoga on Markers of Bone Turnover in Osteopenic Women: a Pilot Study. International  Journal of Yoga Therapy – No. 19
Michalsen A1, Grossman P, Acil A, Langhorst J, Lüdtke R, Esch T, Stefano GB, Dobos GJ. (2005). Rapid stress reduction and anxiolysis among distressed women as a consequence of a three-month intensive yoga program. Med Sci Monit. Dec;11(12):CR555-561. Epub 2005 Nov 24
Lavey, Roberta; Sherman, Tom; Mueser, Kim T.; Osborne, Donna D.; Currier, Melinda; Wolfe, Rosemarie. (2005). The Effects of Yoga on Mood in Psychiatric Inpatients. Psychiatric Rehabilitation Journal, Vol 28(4), 399-402
Jennifer J. Daubenmier. (2005). The Relationship of Yoga, Body Awareness, and Body Responsiveness to Self-Objectification and Disordered Eating. Psychology of Women Quarterly June, vol. 29 no. 2 207-219
Robin Boudette, Ph.D. (2006). Yoga in the treatment of Disordered Eating and Body image Disturbance. Journal for Treatment and Prevention of Eating Disorders, 14:1-4.
Jennifer E. McMahon. (2014). The Use of Yoga in Eating Disorder Treatment: Practitioners’ Perspectives. St. Catherine University
Rocío Guardiola Wanden-Berghe, Javier Sanz-Valero & Carmina Wanden-Berghe. (2010). The Application of Mindfulness to Eating Disorders Treatment: A Systematic Review. 20 Dec. Eating Disorders Journal
Jessalyn Klein, BA, Catherine Cook-Cottone, PhD. (2013). The Effects of Yoga on Eating Disorder Symptoms and Correlates: A Review. International Journal of Yoga Therapy — No. 23 (2)
Patricia G. Byrn. PCOM Physician Assistant Studies Student Scholarship. (2013). Is Yoga an Effective Management Strategy for Disordered Eating? A selective evidence-based Review. Philadelphia College of Osteopathic Medicine. Paper 132
T.Rain Carei, Ph.D., Amber L. Fyfe-Johnson, N.D., Cora C. Breuner, M.D., M.P.H., and Margaret A. Brown, Ph.D. (2010). Randomized Controlled Clinical Trial of Yoga in the Treatment of Eating Disorders. Journal of Adolescent Health 46 (2010) 346–351

Ultimo aggiornamento
17/05/2023
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